Genova. Primi avvicendamenti all’interno dell’ex mercato ortofrutticolo di corso Sardegna, a due anni dall’inaugurazione del nuovo complesso riqualificato. Nell’unico spazio rimasto vuoto ha aperto due settimane fa il secondo punto vendita di Razore, storico negozio di abbigliamento che da più di cent’anni presidia piazza Giusti. Ma nel frattempo si registra anche la prima chiusura: quella dell’erboristeria Radici che sabato segnerà l’ultimo giorno di attività nella galleria commerciale.
“È vero, stiamo sgomberando i locali – conferma la titolare Maria Giardina che gestisce anche il punto vendita del centro commerciale Il Mirto -. La proprietà, vista la situazione, ci è venuta incontro coi costi d’affitto, loro non hanno sbagliato nulla. Ma il mercato forse non è ancora vivo e frequentato come ci si aspettava. Le grandi catene hanno una copertura finanziaria, noi invece siamo in difficoltà”. Dalla direzione non trapela ancora il nome dell’attività che aprirà al posto dell’erboristeria, che però sarebbe già pronta a subentrare.
Lo sbarco di Razore, che ha inaugurato l’attività l’11 gennaio, segna invece il primo ingresso di un’attività di vicinato del quartiere dopo il fallimento delle trattative avviate tre anni fa in base al diritto di prelazione accordato ai consorziati del Civ di corso Sardegna. “Ci siamo interessati la scorsa estate, purtroppo abbiamo perso il periodo di Natale perché si sono prolungati i lavori – spiega Giusy Rabbita che gestisce l’attività insieme al marito -. I primi giorni sono andati bene, ora il passaggio è un po’ calato, speriamo di tornare a buoni livelli. Abbiamo deciso di aprire qui per dare un taglio più giovanile rispetto al negozio storico di piazza Giusti”.
“Quando la società di gestione del mercato si era rivolta a noi ci avevano proposto locazioni superiori a 10mila euro per 100 metri quadrati, più notevoli costi ingiustificabili e impossibili da sostenere – ricorda Umberto Solferino, presidente del Civ -. Adesso le cose sono cambiate, gli affitti sono un terzo di quelli richiesti allora. Sta succedendo quello che avevamo previsto: una multinazionale riesce comunque a far quadrare i conti, un privato non può, anche perché la fascia di copertura dell’orario di vendita è importante. Finché troveranno qualcuno per sostituire qualcun altro, come succede alla Fiumara, va bene. Ma non va bene per il territorio, perché questa non è la Fiumara”.
La chiusura dell’erboristeria potrebbe non rivelarsi l’unica e in questo modo verrebbero a crearsi opportunità per altre attività della zona. “So che allora c’erano altri interessati, ma nessuno mi ha più detto nulla – prosegue Solferino -. Oggi però è un po’ cambiato il mondo, i costi sono comunque elevati e il quadro che si presenta non è semplice. Oltretutto ci pare che il mercato non funzioni come dovrebbe, a parte un paio di soggetti”.
Il giudizio sull’operazione nel complesso rimane negativo: “Sì, c’è un’area ristrutturata e pulita, un punto di aggregazione per famiglie e bambini. Ma dal punto di vista commerciale è un’altra storia – lamenta il presidente del Civ -. Abbiamo subito un impatto negativo sui parcheggi, la mobilità del territorio ne soffre. È una struttura che vive di luce propria e non comunica con l’esterno: la gente passa la giornata lì e torna a casa. Il quartiere va incontro alla desertificazione, e di questo ha responsabilità anche l’amministrazione con le sue scelte”.
Oggi il mercato ospita in tutto 28 negozi per un totale di circa 7mila metri quadrati di superficie. Oltre al supermercato Coop da mille metri quadrati ci sono una palestra, negozi di scarpe e di abbigliamento, di ottica, elettronica e telefonia, un centro diagnostico, una clinica veterinaria, una gioielleria e una libreria. Nutrito poi il comparto della ristorazione sul lato est del mercato. E in quasi tutti i casi si tratta di grandi catene o marchi in franchising.
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