Nessuna rapina. E soprattutto, stando alle risultanze delle indagini della polizia newyorkese, nessuna “esecuzione” o liquidazione per ragioni politiche, per mettere definitivamente il silenziatore a uno storico brillante e forse scomodo. No, l’isontino-fiumano William Klinger sarebbe stato ucciso dall’“amico” Alexander Bonich per ragioni molto più futili: per una vicenda che ruota attorno «a un affare immobiliare» andato male relativo al passaggio di proprietà di una casa a Fiume, in Croazia.
Lo storico ucciso all’Astoria Park era interessato a comprare l’appartamento di Bonich. Intanto, aveva venduto la sua casa di Fiume, in Croazia, luogo natio della vittima. L’operazione di compravendita era stata avviata prima della partenza di Klinger per gli Usa. Con quei soldi lo studioso avrebbe voluto iniziare a costruire una nuova vita in America: lì aveva intenzione di farsi raggiungere dalla famiglia per ora rimasta a Gradisca d’Isonzo.
La polizia ha trovato traccia di un versamento di Klinger che pare avesse anticipato dei soldi per l’appartamento di Bonich.
A quanto scrivono anche alcuni report Usa, il presunto killer lo stava ospitando a New York e aiutando nell’inserimento all’Hunter college. Qualcosa però non sarebbe filato liscio: forse il mancato accordo sulla somma finale o un’altra incomprensione economica, di cui i due stavano discutendo al momento dell’omicidio.
Sarebbe questo il possibile movente della morte di Klinger: lo ha confermato il capo dei detective della Nypd, la polizia della Grande Mela, Robert Boyce, citato da AP.
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Altre informazioni, più precise, sono state fornite dal “district attorney”, il procuratore distrettuale del Queens, Richard Brown.
In un comunicato postato martedì notte sul sito ufficiale della procura, Brown ha specificato che Bonich è sospettato di «aver tolto la vita a un suo amico», Klinger, «che gli aveva chiesto aiuto per farsi una nuova vita» negli Stati Uniti. Klinger che, assieme Bonich, nel pomeriggio di sabato 31 gennaio stava passeggiando nell’Astoria Park.
Nel parco, «i due hanno iniziato a litigare». «Klinger ha tentato di allontanarsi» da Bonich, ma quest’ultimo gli «ha detto di fermarsi». Quando la vittima non ha obbedito all’ordine Bonich ha «sparato», colpendo »alla nuca» lo storico fiumano. Klinger «è immediatamente caduto a terra», Bonich avrebbe «esploso un altro colpo», diretto sempre alla testa. Poi, l’omicida si sarebbe liberato «dei vestiti che aveva addosso, dell’arma, delle pallottole non utilizzate e dei bossoli», lanciando tutto nell’East River. Sempre l’omicida, secondo quanto riferito dai siti americani, avrebbe sostenuto durante l’interrogatorio che la pistola non era sua.
In tarda serata la famiglia di William Klinger ha rotto il silenzio per rilasciare una dichiarazione. “Si sta ammazzando William per la seconda volta, con le dichiarazioni farneticanti del suo assassino – fa sapere la cognata Chiara a nome di tutti i familiari -. Quella che stiamo leggendo in queste ore, non va dimenticato, è la versione dei fatti di un uomo accusato di omicidio e che sta cercando nei modi piu’ squallidi di alleggerire la propria posizione. Per fare questo sta gettando fango su una persona che, a differenza sua, non puo’ più difendersi” conclude la famiglia di Klinger, indignata dalla versione di Alexander Bonich, e riferita dalla polizia newyorchese, secondo cui sarebbe stato lo storico residente a Gradisca ad essersi presentato armato ad Astoria Park.
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