L’ospitalità in Italia sta vivendo una significativa trasformazione con la diffusione degli affitti brevi. Secondo un recente studio condotto da Jfc, nel 2023 gli alloggi disponibili su Airbnb sono arrivati a quota 608 mila. Sebbene la concentrazione di tali soluzioni di soggiorno sia maggiormente evidente nelle regioni ad alto flusso turistico, ciò che desta maggiore interesse non è solo il dato quantitativo.
Il report reso noto da Jfc, infatti, fornisce una panoramica dettagliata del fenomeno Airbnb in Italia, mettendo in luce non solo gli aspetti positivi, ma anche le sfide che esso comporta. Nonostante i benefici economici derivanti dal turismo, l’espansione di Airbnb solleva importanti interrogativi sull’equilibrio tra le esigenze dei residenti e l’afflusso turistico. In molte regioni, la promozione del turismo richiede un bilanciamento con la necessità di proteggere il tessuto sociale e culturale delle comunità locali. Ed è proprio questo l’aspetto che continua ad alimentare il dibattito tra autorità e operatori del settore turistico.
I dati 2023 di Airbnb in Italia
Il maggior numero di alloggi disponibili sulla piattaforma Airbnb in Italia, che ha raggiunto quota 608 mila nel 2023, è concentrato principalmente in tre regioni, che da sole raggiungono il 35,4% del totale: Toscana (12,9%), Sicilia (11,4%) e la Lombardia (11,1%). Seguono la Puglia (8,9%), la Sardegna (8,4%), il Lazio (8,3%), la Campania (6,8%) e il Veneto (5,7%). Per quanto riguarda il tasso di occupazione, i livelli più elevati si registrano nel Lazio con il 69,3%, seguito dal Veneto (62,5%) e dalla Lombardia (60,3%).
Sostenibilità e impatto sul territorio
Un aspetto critico emerso dall’analisi è l’indice di sostenibilità, che considera il rapporto tra il numero dei residenti e la quantità di alloggi disponibili su Airbnb. Sebbene l’indice di sostenibilità ideale sia stabilito ad un valore non superiore a 1, alcune regioni mostrano valori significativamente superiori. In particolare, la Valle d’Aosta presenta l’indice più elevato (4,26, dato fortemente influenzato dalla ridotta popolazione residente), seguita da Sardegna (3,25), Toscana (2,14) e Liguria (2,00).
Esaminare l’indice di sostenibilità delle singole destinazioni diventa ancora più interessante per valutare l’impatto del fenomeno Airbnb sulle città d’arte e i centri storici. Firenze e Venezia presentano indici elevatissimi (rispettivamente 3,81 e 3,67). Seguono Napoli (1,36) e Roma (1,13). Un indice positivo, invece, si registra a Palermo con 0,67.
Regolamentazione e trasparenza fiscale
La legge finanziaria 2024 ha introdotto nuove disposizioni che obbligano Airbnb a riscuotere l’imposta di soggiorno per conto degli host che offrono soggiorni brevi. Questa nuova normativa, avviata lo scorso 15 febbraio coinvolgendo già 1.200 comuni italiani, mira a regolare il settore e garantire una maggiore trasparenza fiscale.
Nonostante questa novità sia di recente applicazione e non ancora diffusa in tutti i comunii, Jfc ha calcolato il gettito fiscale annuale generato solo da Airbnb, basandosi sul numero degli alloggi disponibili sulla piattaforma, insieme alla media degli ospiti alloggiati nel 2023 e alla media nazionale dell’imposta applicata a tale tipologia di offerta ricettiva. Il gettito fiscale stimato per l’anno 2024 è pari a 167,6 milioni di euro.
Equilibrio tra turismo e residenzialità
Tuttavia, oltre ai benefici economici, l’espansione di Airbnb solleva dubbi sull’equilibrio tra le necessità dei residenti e l’incremento del turismo. Città come Firenze e Venezia, con indici di sostenibilità elevati, affrontano sfide significative legate al turismo di massa e alla pressione sui centri storici. Diverse amministrazioni comunali si trovano ad affrontare una graduale riduzione degli alloggi disponibili per i cittadini, unitamente all’aumento dei costi degli affitti e delle case, che porta al conseguente spostamento dei residenti dai centri storici.
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