Ieri nel tribunale di Tempio è approdato un altro caso che la vede protagonista con un’altra denuncia querela. Patricia Alejandra Gomez, 47 anni, argentina, diventata alla morte del marito, amministratore unico della Rebus srl, rivendica la proprietà di un appartamento all’interno dell’ex hotel residence Rena Bianca dove vivono il figlio dell’imprenditore arzachenese, Mario, e sua moglie Nicolina Giagheddu. Il processo che si celebra davanti al giudice Marco Contu – pubblico ministero Gianmarco Vargiu – ha come imputata la Giagheddu accusata di violenza privata e abuso edilizio. Stando alle accuse della Procura, la donna, difesa dall’avvocato Giancomita Ragnedda, avrebbe, con violenza consistita nella realizzazione di un muro, impedito alla Gomez, amministratore unico della Rebus srl, di utilizzare l’appartamento. L’imputata è accusata anche di abuso edilizio per aver realizzato il muro sulle scale esterne che permettono l’accesso alla casa in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in assenza dell’autorizzazione. Con l’aggravante di aver commesso il reato per porre in essere la violenza privata. I fatti sono accaduti tra il febbraio e il marzo 2016.
Il processo doveva aprirsi ieri mattina, ma è stato rinviato al 14 gennaio per l’assenza della notifica all’imputato.
La Gomez rivendica la proprietà dell’immobile per il quale l’imprenditore arzachenese non aveva mai fatto l’atto a favore del figlio. Mario Ragnedda e sua moglie, attraverso il loro legale, hanno anche intentato una causa di usucapione. Poi, in seguito alla denuncia presentata dalla Gomez al procuratore Domenico Fiordalisi, è arrivato l’avviso di citazione a giudizio. In fase cautelare, la Procura di Tempio aveva anche disposto il sequestro preventivo dell’appartamento, ma il tribunale del Riesame lo aveva annullato.
«La mia cliente è serena, forte anche della pronuncia del Riesame», commenta l’avvocato Giancomita Ragnedda.
Il nome della Gomez era emerso negli atti relativi all’inchiesta della Procura di Tempio prima, e di Roma, poi, sulla presunta turbativa d’asta nel tribunale di Tempio. Era stata proprio la vedova dell’imprenditore di Arzachena a denunciare anomalie nell’aggiudicazione della villa a 11 vani di Baia Sardinia, acquistata con un abbattimento del 25 per cento sul prezzo a base d’asta da due magistrati (indagati). Alla morte di Sebastiano Ragnedda, la Gomez era diventata legale rappresentante delle due società proprietarie della villa di baia Sardinia (la Rebus srl) e del terreno (la Cavallino Bianco spa, fallita).
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