Di Cristiano Zeviani restano solo le parole pronunciate da un suo caro amico, che alla polizia ha riferito che l’imprenditore avrebbe dovuto concludere «un grosso affare immobiliare» il giorno in cui è scomparso nel nulla. L’ultima traccia lasciata da Furio Ferrari, ex chirurgo plastico, è invece un messaggino inviato da WhatsApp al figlio Simone: «Ciao, qui tutto bene». Poi è sparito anche lui, come Cristiano. E come Cristiano si era trasferito da anni a Panama. Entrambi torinesi, entrambi impegnati nel settore immobiliare, entrambi svaniti all’improvviso. Del primo non si sa più nulla dal maggio di un anno fa, del secondo dal 26 novembre scorso. E la Farnesina ammette di «seguire i casi con la massima attenzione».
Da Torino a Panama, poi il buio. Le misteriose vicende dei due imprenditori, partiti anni fa dal Piemonte per il Centro America e inghiottiti da un buco nero fatto di interrogativi senza risposta, tengono con il fiato sospeso i funzionari del nostro ministero degli Esteri e le famiglie rimaste in Italia. Cristiano Zeviani ha 50 anni ed è il nipote di Francesco Vagnino, il fondatore della storica catena torinese di cartolerie «Da Vagnino c’è». Il 10 maggio 2016 avrebbe dovuto incontrare un cliente per vendergli un alloggio, ma dopo quell’appuntamento nessuno lo ha più visto. Il suo fuoristrada è stato recuperato qualche giorno più tardi in una radura, era chiuso a chiave e le gomme erano state tagliate. Sulla carrozzeria dell’auto c’erano alcune tracce di sangue e il test del Dna – non ancora eseguito a causa dei tempi infiniti della giustizia panamense – potrebbe stabilire se appartengono a Cristiano. Dopo la sua scomparsa un anonimo aveva telefonato alla polizia di Ciudad de David, dove il cinquantenne viveva, per indicare che il cadavere del torinese era stato sepolto a qualche decina di metri dalla sua automobile. Ma era una falsa pista. È stata poi la volta di un misterioso personaggio detenuto nel carcere palermitano di Termini Imerese: si è messo in contatto con la famiglia di Zeviani per rivelare che Cristiano era stato sequestrato per colpa di «una operazione immobiliare non riuscita: i rapitori rivogliono indietro i soldi investiti nell’affare». Ma anche su questo fronte, per ora, nessuna novità. La madre di Cristiano si è affidata agli avvocati Antonio Foti e Silvia Grosso, la moglie dell’imprenditore all’avvocato Gian Maria Nicastro. Poi c’è Furio Ferrari, che a Torino faceva il chirurgo plastico.
Nel 2008 alcune pazienti lo accusarono di aver utilizzato sui loro corpi un prodotto importato dalla Cina senza autorizzazione e su consiglio di un medico venezuelano. Quelle donne contrassero un’infezione e il caso finì anche in tv. A parlarne fu la trasmissione «Mi manda RaiTre». Ma in quel momento Ferrari aveva già lasciato l’Italia per l’America Centrale. Si era stabilito a Panama e si era letteralmente inventato questa seconda vita da imprenditore. Anche nel settore immobiliare. Un lavoro che lo ha portato in giro per il Centro America per anni, con numerose missioni in Messico. Lo scorso giugno era tornato in Italia e si era fermato per qualche giorno a Torino. Aveva incontrato i tre figli, due dei quali avuti dall’ex moglie Margherita Soracco e l’ultimo dalla compagna e collaboratrice Virginia Sanchesi. Poi è rientrato a Panama. E da lì ha inviato quell’ultimo messaggio al figlio Simone. Era il 26 novembre e da allora di lui non si hanno più notizie. Il ministero degli Affari esteri ha diffuso nel frattempo una nota nella quale si legge che «l’ambasciata italiana a Panama, in stretto accordo con la Farnesina, segue con la massima attenzione il caso del connazionale Furio Ferrari, scomparso dallo scorso 26 novembre». Oggi, 21 dicembre, è il suo 69esimo compleanno. È, o sarebbe stato?
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui