Il bando aperto a tutti: basta inviare la propria offerta seguita dalla relativa documentazione entro le 12 del prossimo 15 giugno. L’obiettivo è recuperare le strutture dismesse, promuovendo mobilità e turismo sostenibili
L’offerta di Anas. Anzi, le 100 offerte di Anas: è questo il numero delle case cantoniere cadute in disuso e ubicate in varie regioni d’Italia, messe all’asta per continuare “l’impegno di valorizzazione e riutilizzo del proprio patrimonio immobiliare”, scrive l’Azienda nazionale autonoma delle strade sul proprio sito dopo aver pubblicato elenco e bando di assegnazione (da scaricare in fondo alla pagina del sito Anas dedicata) – che fa seguito a una manifestazione di interesse, condotta nell’autunno 2020 – in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 marzo. Chiunque potrà fare un’offerta, basta inoltrare la documentazione entro le ore 12 del 15 giugno prossimo.
Case cantoniere future stazioni di ricarica
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Con il seguente bando, l’obiettivo è quello di dar vita a progetti che portino alla trasformazione delle case cantoniere – l’Anas ne ha attualmente 1.244 di proprietà – in nuove attività: punti di ristoro, centri informativi e didattici, e persino stazioni di ricarica per veicoli elettrici, puntando così a una mobilità e a un turismo più sostenibile. Gli unici requisiti richiesti dall’azienda sono la conservazione dei manufatti originari e del tipico colore rosso pompeiano delle strutture, oltre alla targa con stemma e l’indicazione di strada statale e rispettiva chilometrica. Utilizzando poi materiali compatibili con l’ambiente e l’architettura storica.
La distribuzione tra le varie regioni
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Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle case cantoniere interessate dal bando, la regione con più fabbricati messi all’asta è la Sardegna (ben 30), seguita da Lombardia (12), Abruzzo (10), Toscana e Lazio (entrambe sette). A quota cinque ci sono Puglia, Emilia Romagna, Calabria e Piemonte, mentre con tre ciascuna Valle d’Aosta e Sicilia. Chiudono infine la lista le Marche, la Campania e il Veneto con due, prima di Liguria e Umbria (una a testa). Intanto, fa sapere l’Anas, sono arrivate già più di un centinaio di offerte considerate come “interessanti”. Mentre tra i soggetti che hanno depositato le richieste: il 41% è rappresentato da società, il 31% da privati, il 15% da Enti, Amministrazioni pubbliche e protezione civile, l’8% da associazioni e cooperative e il restante 5% da aziende agricole.
recuperare le strutture promuovendo lo sviluppo sostenibile
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“Questa operazione si inserisce nell’ottica della riqualificazione, dell’accessibilità e della fruizione degli immobili di proprietà Anas – commenta l’iniziativa l’a.d. dell’Azienda nazionale autonoma delle strade, Massimo Simonini – Attraverso il recupero di questi edifici dal rilevante valore iconico, vogliamo promuovere un modello di sviluppo sostenibile in termini ambientali e socio economici per i territori dove sono ubicati, rivitalizzando l’economia locale ed i suoi microsistemi industriali, incentivando un turismo diffuso di qualità, oltre a offrire all’utenza della strada quanti più servizi possibili, in linea con gli standard comunitari, a sostegno della mobilità e della viabilità, inclusa quella sostenibile. In ultima sintesi restituendo una nuova dimensione a questo patrimonio architettonico che da un secolo testimonia la storia e l’evoluzione del nostro Paese”.
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