L’obiettivo è dare vita a 21.255 colonnine per auto elettriche entro il 2025. È scritto nel Pnrr, che chiede 13.755 punti di ricarica in città e 7.500 fast e ultrafast in superstrada (cioè strade extraurbane principali e secondarie, ma non autostrade).
A decidere come e dove installare le infrastrutture (Idr) sono due decreti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase): il primo focalizzato sulle Idr in superstrada, che sorgeranno in 2.500 stazioni; il secondo nei centri urbani, che accoglierà 4.000 hub. Ora sul sito del Gse è aperto il secondo bando Pnrr della misura “Installazione di infrastrutture di ricarica”.
“Con questo secondo bando ci avviciniamo alla metà del percorso, che prevede al 2030, un fabbisogno stimato di circa 110 mila colonnine installate”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Vediamo in dettaglio.
I fondi disponibili
Ammonta a circa 639 milioni di euro l’investimento totale in colonnine, erogati sotto forma di incentivi a fondo perduto. Di questi, quasi 360 milioni vanno ai punti di ricarica in superstrada e circa 279 milioni alle infrastrutture in città.
Anno/Location | Superstrada | Città | Superstrada + città |
2023 | 149.352.660 € | n.d. | n.d. |
2024 | 143.017.650 € | n.d. | n.d. |
2025 | 67.573.440 € | n.d. | n.d. |
Totale | 359.943.750 € | 279.344.000 € | 639.287.750 € |
Beneficiari, condizioni e limiti
A godere di questi fondi sono imprese o Rti (Raggruppamenti temporanei di imprese, “costituiti o costituendi”) che dovranno presentare una “istanza di ammissione” e dimostrare “di aver gestito stazioni di ricarica operative sul territorio dell’Unione europea, in un numero almeno pari al 5% del numero di stazioni di ricarica riferito all’ambito per il quale è proposta istanza al beneficio (…)”.
Le agevolazioni verranno poi concesse sotto forma di “contributo in conto capitale”, per un massimo del 40% delle spese ammissibili.
“I soggetti beneficiari – continua il decreto –, anche nel caso di partecipazione in forma di Rti, non possono accedere individualmente a un finanziamento di importo superiore al 40% dello stanziamento complessivo relativo a ciascuna procedura di selezione prevista e per ognuna delle annualità della misura”.
Ma quali sono queste spese ammissibili? Si tratta di costi sostenuti per “acquisto e messa in opera” di infrastrutture da almeno 175 kW in superstrada e 90 kW in città, comprese “installazione, impianti e opere edili strettamente necessarie”. I tetti massimi sono 81.000 euro a Idr in superstrada e 50.000 euro a Idr in città.
Spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi e costi sostenuti per ottenere le autorizzazioni sono finanziati “nel limite massimo del 10% del costo totale ammissibile per la fornitura e la messa in opera della infrastruttura di ricarica”.
Il Mase specifica che i bonus non sono cumulabili con altri incentivi pubblici o “regimi di sostegno comunque denominati, qualificabili come aiuti di Stato, destinati alla realizzazione delle medesime infrastrutture di ricarica”.
Indicazioni e termini
Saranno finanziati i progetti “avviati successivamente alla data di presentazione
dell’istanza di ammissione al beneficio” e che rispetteranno i requisiti tecnici richiesti. La selezione avverrà in base a un sistema di punti che arriva a un massimo di 100.
Per accedere alle risorse, le imprese e le Rti dovranno presentare domanda di ammissione nell’Area clienti del Gse. Due le indicazioni da riportare:
- “la riduzione percentuale del costo specifico massimo ammissibile (…)” che si chiede, compresa tra l’1,25% e il 50%
- il numero di punti di ricarica che si vogliono realizzare, comunque non inferiore al minimo richiesto dal ministero
Una volta ricevuti i finanziamenti, le imprese e le Rti dovranno attivare le colonnine entro 12 mesi. Il termine può essere prorogato di tre mesi, ma solo per installare il 5% dei punti di ricarica e solo dietro istanza motivata presentata al Mase fino a 3 mesi prima della scadenza. Il ministero deciderà entro 30 giorni. In ogni caso, le colonnine dovranno entrare in funzione entro il 31 dicembre 2025.
Casi di revoca
Sono previsti dei casi di revoca, anche se ne vengono specificati pochi. Il primo scatta se nell’istanza di ammissione o durante il procedimento emergono “dichiarazioni mendaci”, oppure se le imprese e le Rti esibiscono “atti contenenti dati non rispondenti a verità”. Altra possibilità si verifica quando il soggetto beneficiario non rispetta i termini previsti.
In tutte queste ipotesi, la restituzione delle somme dovrà avvenire entro 60 giorni. Spetterà allo stesso Mase fare tutte le verifiche, “anche delegando il soggetto gestore”: lo stesso che supporterà il ministero durante le procedure. Verrà individuato in un secondo momento e sarà operativo dopo la firma di una convenzione.
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